Un cosmetico che contiene olio di oliva è sempre, necessariamente, migliore? Per riconoscerne, davvero, la qualità occorre affidarsi a poche regole con, però, moltissime eccezioni. Alcuni consigli da una professionista di Pandolea per non perdersi nel labirinto.

E’ motivo d’orgoglio, per noi Italiani, sapere che produciamo il migliore extravergine d’oliva al mondo. Ed è motivo d’orgoglio, per noi cosmetologi, sapere che la chimica verde si avvale dell’oro liquido per la preparazione di prodotti cosmetici di qualità.

I cosmetici che contengono sostanze naturali come gli olii vegetali (ad esempio il pregiato olio di oliva) in elevata quantità, posseggono una naturalità e una efficacia nel trattamento dei vari inestetismi che i prodotti esclusivamente di sintesi non sempre possono vantare.
Questo è vero in linea generale, ma l’argomento è talmente complesso, e prevede così tanti casi particolari ed eccezioni, che l’affermazione appena fatta può essere tranquillamente smentita.

Vediamo allora quali sono i punti da focalizzare per stabilire la qualità di un cosmetico e trarre il meglio dai nostri prodotti di bellezza quotidiani.

1. Il cosmetico non è un farmaco.
Ovvero, non cura le malattie della pelle: dunque non aspettiamoci miracoli ed effetti immediati da un cosmetico. Però, se è davvero di qualità, un buon prodotto di trattamento quotidiano consente alla pelle di rimanere sana nel tempo, preservando al meglio le sue fisiologiche funzioni e mettendola, quindi, in condizioni di difendersi da sola dalle eventuali patologie (talvolta prevenendole) e dagli inestetismi. Il cosmetico, di fatto, mantiene l’integrità della pelle nel tempo o interviene nel riequilibrare le situazioni cutanee compromesse. E’ perciò prezioso tanto quanto il farmaco, anche se per ragioni diverse.

2. La sostanza funzionale (l’attivo) non è tutto.
Non basta che il cosmetico contenga un “attivo” valido per essere considerato un buon prodotto. Questo perché, per l’appunto, non è un farmaco. Le pomate farmaceutiche ad esempio contengono un solo principio attivo, dall’efficacia testata contro una particolare patologia, associato ai veicolanti, es. la “crema base”, che è un mix di sostanze, prive di attività farmacologica, atte a inglobare e veicolare il principio attivo. Questo è ciò che accade in genere.
In cosmesi, invece, il cosmetologo ricerca non solo l’attivo più efficace per trattare un determinato inestetismo, ma si preoccupa di formulare anche una “base attiva”. Ad esempio, un’emulsione di sostanze idrofile e lipofile che, assieme all’attivo, concorrono al raggiungimento dell’obiettivo (es. effetto antirughe). Queste sostanze, lungi dall’essere meri riempitivi, devono avere un senso per lo scopo che si vuole raggiungere e, al contempo, devono costituire un nutrimento benefico per la pelle, giorno dopo giorno. L’olio di oliva è perfetto come ingrediente di una “base attiva”, ad esempio nei cosmetici per pelli mature.
Al contrario, la crema base presente nelle pomate farmaceutiche è in genere “inerte”.
Ciò non vuol dire affatto che i cosmetici siano migliori o più efficaci dei farmaci: attenzione a non fare questo errore!
Ciò significa solo che il farmaco è adatto in genere per un uso limitato, ovvero deve essere usato per il tempo necessario a curare una patologia.
Il cosmetico invece ha un uso previsto molto più lungo, perché il suo scopo non è la guarigione ma il mantenimento della salute naturale della pelle.

3. Le quantità sono importanti
E’ importante che le sostanze più attive, quelle che ci interessano di più, si trovino in quantità elevata, altrimenti il cosmetico potrebbe non essere efficace.
Come si fa per capire la quantità di una sostanza in un cosmetico?
Quasi mai la percentuale di attivo viene riportata in etichetta (poche e meritevoli sono le aziende che lo fanno). Però in genere il quantitativo si può dedurre “a spanne” dall’elenco ingredienti presente in etichetta, in cui le sostanze sono elencate secondo quantità decrescenti.
Ad esempio, se il nostro attivo si trova all’inizio della lista, questo è in genere indice di elevate concentrazioni. Ma… non sempre.
Perché se ad esempio l’olio d’oliva si trovasse al secondo posto nella lista dopo l’acqua, ciò potrebbe significare un 30% di olio, oppure un 2%, o addirittura inferiore all’1%. Perché?
Perché l’ordine decrescente è lo stesso sia se le quantità percentuali sono, ad esempio, 60-30-10, sia se sono un 98-1-1, perché le percentuali non sono indicate, ma solo il loro ordine.
Occorre allora fidarsi dell’azienda, scegliendo quella che ci sembra più seria, quella che risponde alle nostre domande, quella che chiarisce i nostri dubbi adducendo prove certe.
E poi, fidiamoci anche della nostra pelle, che ci “dice” se il prodotto è valido molto più di una lista ingredienti.

4. Meglio cambiare spesso prodotti cosmetici, o usare sempre lo stesso?
Non c’è una regola fissa. La mia regola personale è che per il mantenimento dell’idratazione cutanea è possibile cambiare spesso i prodotti, o alternarli nella propria routine quotidiana.
Per trattare determinati inestetismi, invece, è buona norma utilizzare un cosmetico per un tempo sufficientemente lungo (ad esempio, un minimo di due mesi o più) e con costanza, per apprezzarne i risultati.
Ma la regola non è fissa, ed esistono delle beauty routine che prevedono proprio l’alternanza dei prodotti oppure dei “cicli”, al fine di stimolare meglio la pelle.

5. Naturale è meglio?
Rispondere a questa domanda non è semplice.
Per me sì, in genere naturale è meglio. La pelle stessa è un sistema naturale, e nella nostra “storia” biologica le sostanze di sintesi sono arrivate solo recentemente.
Ma non per questo bisogna commettere l’errore di essere fanatici del naturale: è sempre opportuno valutare caso per caso, anche perché quando si tratta di marketing l’inganno può essere dietro l’angolo, anche in tema di marketing del naturale.
Esistono sostanze di sintesi che riescono ad avere degli effetti superiori alle sostanze naturali, mantenendo comunque un’ottimo impatto sull’ambiente (talvolta migliore della costosa e poco ecologica estrazione di principi attivi di alcune piante), così come esistono sostanze naturali molto più attive di quelle di sintesi. Bisogna distinguere caso per caso, e valutare il meccanismo di azione.

6. Cosa significa “naturale, derivato naturale, biologico”?
Qui occorre aprire una parentesi molto grande che… rimanderei al prossimo appuntamento.
Da un punto di vista pratico, quando troviamo questi termini in etichetta è meglio non fidarsi. E non solo per l’eventuale mala fede delle aziende, ma anche perché attualmente non esiste una legge che regoli l’uso di questi termini in un prodotto cosmetico (anche se mi risulta che si stia già lavorando in tal senso, in UE).
Occorre dunque conoscere gli ingredienti e valutarli singolarmente, e a farlo non può essere certamente il consumatore, che purtroppo non ha tutte le competenze chimiche necessarie, e che è spesso preda di cattiva informazione sul web.

7. Per il cosmetico naturale, fidarsi degli enti di certificazione
C’è da dire che in aiuto del consumatore possono accorrere una serie di enti di certificazione indipendenti, che stabiliscono i criteri per definire il cosmetico naturale e biologico, e che lo certificano apponendovi un marchio.
Acquistare un prodotto certificato (da Natrue, Icea, Cosmos, Ecocert, e altri enti) è un’ottima opportunità per chi cerca un prodotto di questo tipo e vuole giustamente proteggersi dagli ecofurbi: quelle aziende che spacciano per naturali prodotti che non lo sono affatto, o che dichiarano l’assenza di alcune sostanze sintetiche, di per sé innocue, sostituendole con altre peggiori dal punto di vista tossicologico o ecologico, facendo leva sull’ignoranza del consumatore.
Ma ricordiamoci sempre di distinguere il concetto di naturalità da quello di efficacia: anche i prodotti certificati naturali possono non essere efficaci.

8. Per essere sicuri dell’efficacia, pretendere gli “studi clinici di efficacia”
Un cosmetico è efficace solo quando l’inestetismo sulla nostra pelle si riduce o scompare. Ma come facciamo a essere sicuri che un prodotto sia efficace PRIMA di comprarlo?
Con i test clinici di efficacia. Ovvero, non basta che il prodotto sia dermatologicamente testato (dicitura che indica solo l’innocuità del prodotto, ma non ci dice nulla sulla sua efficacia).
Occorre che il prodotto abbia l’efficacia testata mediante test clinici su volontari.
Ovvero, neppure i test in vitro sono una garanzia. I test più affidabili sono quelli svolti su volontari umani sotto controllo dermatologico, e devono riportare l’indicazione precisa dell’inestetismo. Es. la frase: “Efficacia nella riduzione delle rughe dimostrata mediante test clinici” ci può dare una buona garanzia che stiamo acquistando un prodotto di qualità.

Come potete dedurre, stabilire delle regole non è semplice: le eccezioni sono tante, e poi ci si mette di mezzo il marketing, che si diverte a rimescolare le carte usando termini border-line che si prestano a numerose interpretazioni da parte del consumatore.

Questi suggerimenti possono essere considerati come un punto di partenza, come spunti aperti di riflessione. Le sostanze utilizzate nei cosmetici sono decine di migliaia, e le loro combinazioni sono pressoché infinite. Solo con la conoscenza, l’approfondimento, la consultazione di esperti, la scelta di aziende serie, è possibile orientarsi per ottenere il meglio dai nostri cosmetici.

di Diana Malcangi


fonte: teatronaturale.it

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